Commedia ambientata da Nino Martoglio nella Catania degli anni venti, la cui storia è basata sulla credenza popolare che un antidoto potesse combattere l’epidemia di colera che, all’indomani dal primo dopoguerra, stava mietendo numerose vittime tra la popolazione.
E’ proprio la credenza popolare a dividere i catanesi in “baddisti” e “colunnisti”, i primi convinti che a diffondere il colera siano degli untori, da “badda” cioè polpetta avvelenata, i secondi invece certi che unico responsabile sia il vento, da “culonna d’aria”, ovvero corrente atmosferica.
Don Procopio Ballacchieri, protagonista della commedia, è un personaggio brillante, che, ignorante tra gli ignoranti, si crede e si fa credere intellettuale, ostentando intelligenza tra le donne della Civita grazie all’uso di un linguaggio falsamente erudito. Una maschera amatissima dai lettori del settimanale umoristico “Il D’Artagnan” in cui Nino Martoglio pubblicò per la prima volta la commedia, ma anche dal pubblico contemporaneo che non può non affezionarvisi sin dalle prime battute in cui spiega alle comari come curare la propria igiene.
Un turbinio di motivi e situazioni comiche che rappresentano uno spaccato di antropologia popolare: dalla fame che attanaglia Don Procopio, alla diarrea che lo colpisce dopo una scorpacciata di fagioli, dal laudano con cui un mediconzolo, Dutturi Anfusu, lo cura e da cui nasce l’illusione di un miracoloso antidoto contro il colera, agli sproloqui intellettuali dello stesso protagonista con il “baddista” Don Cocimu Binanti, ai litigi delle comari, fra cui spicca Cicca Stonchiti, sino alla miracolosa guarigione della Zà Petra la Buzzicusa. Il tutto raccontato con umorismo, ma anche con dovizie di particolari, coniugando perfettamente le due anime di Martoglio: il drammaturgo e il giornalista.