“L’anatra all’arancia” è un classico feuilleton dove i personaggi si muovono algidi ed eleganti su una scacchiera irta di trabocchetti. Ogni mossa dei protagonisti, però, ne rivela le emozioni e il cinismo lascia il passo ai timori, alla rivalità, alla gelosia; in una parola all’Amore. E’ una commedia che afferra lo spettatore e lo trascina nel suo vortice di battute sagaci, solo apparentemente casuali, perché tutto è architettato come una partita a scacchi. La trasformazione dei personaggi avviene morbida, grazie a una regia che la modella con cromatismi e movimenti talvolta sinuosi, talvolta repentini, ma sempre nel rispetto di un racconto sofisticato in cui le meschinità dell’animo umano servono a sorridere, ma anche a suggerire il modo per sbarazzarsene.
Gilbert e Lisa sono una coppia sposata da 15 anni; più che dal logorio della routine, il loro ménage è messo in crisi dalla personalità del marito, inaffidabile, incline al tradimento, alle bugie, all’infantilismo. Esasperata, Lisa finisce per innamorarsi di un altro, l’opposto di Gilbert, di animo nobile, gentile e attendibile, che ai suoi occhi appare l’uomo dei sogni con cui rifarsi una vita.
Punto sul vivo Gilbert studia una strategia di contrattacco e organizza un week-end a quattro, in cui Lisa e l’amante staranno assieme a lui ed alla sua segretaria. Il tutto sotto gli occhi di una sempre più interdetta cameriera.
Come reagirà Lisa alla presenza di una rivale?
Sarà una vicenda leggera e piacevole che conquista lo spettatore con la simpatia dei personaggi, le soluzioni effervescenti e mai banali, i dialoghi gustosi e irresistibili ma mai privi di eleganza, e, naturalmente, l’interpretazione degli attori che in simili gioielli della concezione comica trovano un banco di prova per nulla scontato.