Il Teatro Biondo di Palermo, insieme ai teatri comunali di Enna e Caltanissetta, produce un nuovo allestimento di Liolà, una commedia insolita nel repertorio del grande scrittore siciliano, che egli stesso definì «così gioconda che non pare opera mia». Scritta in dialetto agrigentino e rappresentata per la prima volta al Teatro Argentina di Roma nel 1916 dalla compagnia di Angelo Musco, Liolà – “Commedia campestre in tre atti” secondo la definizione dell’autore – è ispirata a un episodio del quarto capitolo del romanzo Il fu Mattia Pascal.
Protagonista è un simpatico contadino che si aggira nelle campagne agrigentine seducendo “ragazzotte di fuorivia”, dei cui figli si fa carico affidandoli alla propria madre. La commedia si ingarbuglia quando Liolà ingravida Tuzza, nipote del ricco zio Simone, che vorrebbe far credere di essere il padre del bambino per nascondere la propria sterilità.
Ovadia, Incudine e Benassai trasformano le scanzonate vicende di Liolà in una vera e propria opera musicale, più vicina al teatro musicale di De Simone che alla prosa vera e propria. «Liolà è molto più che una storia di tradimenti, ripicche, libertinaggio e potere – spiegano i registi – Il protagonista rappresenta la vita, il canto, la poesia, il futile ancorché necessario piacere, è l’amore e la morte, il sole e la luna, il canto e il silenzio, il sangue e la ferita. Ogni personaggio ha un timbro diverso e unico come gli strumenti preziosi e insostituibili di una grande partitura per orchestra sinfonica. Lo spettacolo sarà un moderno gioco di specchi dove i dialoghi vengono sostituiti dalle arie, dai recitativi accompagnati, e dove la musica supera il linguaggio del dialetto per sublimarlo nella lingua poetica del melodramma».