e con Rosario Minardi, Giampaolo Romania, Mario Opinato
musiche Mario Incudine
scene Salvo Manciagli
costumi Sartoria Pipi Palermo
Pubblicato nel ’25 a puntate, in versione definitiva l’anno dopo, ma iniziato nel decennio precedente, l’ultimo romanzo del genio agrigentino è la summa del suo pensiero, della sua sterminata riflessione sull’Essere e sull’Apparire, sulla Società e l’Individuo, sulla Natura e la Forma. L’Autore stesso, in una lettera autobiografica, lo definisce come il romanzo “più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita”. Attualissimo, nella descrizione della perdita di senso che l’Uomo contemporaneo subisce a fronte del sovrabordare dei grandi sistemi antropologici e sociali, che finiscono con l’annullarlo, inglobandolo: dallo Stato alla Famiglia, dall’istituto del Matrimonio al Capitalismo, dalla Ragione alla Follia.
Vitangelo Moscarda scopre di non conoscersi, di non essere una persona, di indossare centomila maschere, una per ogni persona che conosce e una anche per sé stesso. Vitangelo è uno, è tanti e allo stesso tempo è nessuno. Interviene allora la follia, unica via di scampo dalla tragicità e la paradossalità della vita. La follia deriva dalla consapevolezza, dal pensiero che lo porta a convincersi delle proprie teorie e a voler sfidare quel mondo dalle centomila apparenze nel quale si sente imprigionato.